Skip to main content

Lavorare con gli adolescenti mi ha sempre appassionato, in loro scorrono emozioni intense che se incanalate nella giusta direzione possono accendere risorse potenti e renderli capaci di stupirci con risultati inaspettati.

Gli adolescenti per crescere hanno bisogno di stima e fiducia da parte degli adulti di riferimento, sentimenti che devono sentire la possibilità e la responsabilità di far crescere e, quando delusi, di poter riparare attraverso comportamenti migliori.

Questo secondo lock down ha chiesto ai ragazzi di rinnovare un sacrificio importante e forse sottovalutato: ha chiesto loro di rinunciare a un bisogno primario per questa età, quello di poter crescere attraverso l’esperienza diretta delle relazioni coi pari, di rinunciare a un apprendimento sperimentato a livello emotivo in quanto capace di emozionare e quindi muoverli con motivazione ed entusiasmo allo studio, di rinunciare a quella parte di giornata vissuta in libertà, in uno spazio relazionale distinto da quello domestico e distante dallo sguardo genitoriale.

L’adolescente vive un’età di profondi cambiamenti fisici, che lo accompagnano mentre è impegnato nel faticoso compito di definire una propria identità distinta dai modelli genitoriali, un’identità che avverte tanto più sicura e vincente quanto più gli viene riconosciuta, accettata e valorizzata dai coetanei.

I principali contesti di crescita negli anni delle scuole superiori sono quelli scolastici, sportivi e del gruppo di amici con i quali ritrovarsi nel tempo libero.

Isolandoli nelle loro camere e costretti a rapportarsi per così tanto tempo solo attraverso i devices, interrompendo l’attività sportiva, che per molti rappresenta un fondamentale momento di decompressione e svago, innalzando barriere che impediscono il contatto con i legami affettivi a loro più cari, li abbiamo sottoposti ad un’esperienza alienante e contronatura. *

Le conseguenze della permanenza forzata in casa sono ancora sotto analisi, ma è già nota una forte associazione tra periodi di isolamento e depressione, che purtroppo resta viva anche molto tempo dopo (fino a nove anni, come afferma Maria Loades, psicoterapeuta e studiosa dell’università di Bath).

Una recente ricerca dell’istituto IRCSS di Genova, condotta su scala nazionale, ha rilevato malessere nel 71% degli adolescenti, mostrando un’interessante correlazione con quello dei genitori.

Gli adolescenti sintomatici presentavano frequenti disturbi d’ansia, sensazione di fiato corto, significativi disturbi del sonno, della vista, cefalee, instabilità emotiva espressa da irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore, comportamenti regressivi e difficoltà di concentrazione.

In aumento anche i disturbi alimentari con nuovi esordi e quadri clinici più gravi per chi già ne soffriva.

Un altro segnale preoccupante è il timore improvviso di rivedere gli amici, che mostra una perdita di equilibrio e sicurezza personale, come se lo stato di isolamento e deprivazione relazionale avesse costruito una pericolosa zona di confort dove la crescita e l’evoluzione personale appaiono bloccate. Se questa difficoltà dovesse permanere, nonostante gli stimoli e le occasioni di incontro, non va sottovalutata perché potrebbe sfociare in una forma di ritiro sociale e depressione anche gravi.

Se molti sintomi possono rappresentare una temporanea e fisiologica risposta alla situazione stressante vissuta, bisogna saper osservare i propri figli per cogliere eventuali segni di una sofferenza che sta diventando eccessiva e che necessita di un aiuto specialistico.

Personalmente credo che in questa battaglia contro una pandemia che non demorde, gli adolescenti stiano dimostrando una tenacia e una fortezza d’animo encomiabili.

Capaci di mostrarsi responsabili, di sopportare sacrifici e rinunce molto più di quanto ci si potesse aspettare.

Capaci di sospendere i loro primi baci e la passione per amori improvvisamente distanti, capaci di sopportare spazi ristretti e ore di didattica totalmente fondate sul passaggio di soli contenuti, capaci di far scorrere le loro giornate in routine dove i fine settimana, le feste di compleanno, i giri in motorino e la sigaretta furtivamente passata di mano sono improvvisamente scomparsi.

Capaci di contenere il desiderio di evasione e trasgressione, di frenare pulsioni e slanci emotivi.

Penso ad Alessandra, Mirco, Eleonora, Sara, Massimiliano, Federica, Asia, Chiara, Valentina, Sonia, Diego, Elisa… li immagino insieme, per mano, una squadra che per me ha già vinto.

Ma non chiediamogli troppo: non dimentichiamoci della loro fragilità, sensibilità, delle loro paure, dei sentimenti dolorosi… non dimentichiamoci dei loro bisogni e del loro diritto di crescere.

      *queste riflessioni non intendono entrare nel merito della necessità delle misure preventive adottate, ma condividere riflessioni rispetto le conseguenze notate    durante la mia attività clinica e rilevate dalle ricerche più attuali.

Dott.ssa Elena Ortolan – Direttrice C.E.P.I. Seregno  https://cepiseregno.it/